Ogni organismo, animale o vegetale, ha bisogno di energia, per mantenersi in vita e svilupparsi.
L'energia è necessaria per assolvere a tutte le funzioni che competono all'organismo, per rinnovare i tessuti, e permettere al corpo di crescere e compiere qualsiasi attività biologica (come, ad esempio, la contrazione muscolare o la regolazione della temperatura corporea).
Ma da dove proviene l'energia?
La sua fonte primaria è il cibo: negli alimenti che ingeriamo sono presenti, infatti, in quantità e composizione variabili, molecole di nutrienti - proteine, carboidrati e grassi - che, una volta ingerite, vanno incontro a una serie di cambiamenti strutturali (trasformazioni chimiche e biochimiche) sinteticamente designati con il nome di metabolismo.
Questo processo - un lavoro dinamico che l'organismo esegue di continuo, senza posa - è fondamentale per assicurare la vita, la crescita e il funzionamento di cellule, tessuti, organi e in definitiva la nostra stessa sopravvivenza.
Il metabolismo: una questione di energia
Come detto, con il termine "metabolismo" facciamo riferimento a un gruppo di fenomeni ben più complesso e intricato rispetto a quel che la comune associazione con il solo peso corporeo lascia presumere.
Infatti, quando, attraverso l'alimentazione, procuriamo all'organismo le sostanze nutritive che esso richiede, questo le utilizza per assolvere a svariate funzioni, distinte in base alla loro rilevanza ai fini della sopravvivenza. Per questa ragione, quindi, parliamo di metabolismo basale e metabolismo energetico.
Il primo, il metabolismo basale, serve a produrre l'energia necessaria a provvedere alle normali funzioni vitali, cioè quelle funzioni che l'organismo svolge anche quando il nostro corpo è a riposo - come la respirazione, la circolazione e la digestione.
Il metabolismo energetico, invece, serve a liberare l'energia necessaria allo svolgimento delle attività motorie e alla termogenesi (termine che letteralmente significa "nascita/generazione di calore"), ovvero quel processo attraverso il quale si libera l'energia impiegata per la digestione e l'assorbimento degli alimenti.
Lo abbiamo visto nell'introduzione: questi processi consistono in delle reazioni biochimiche attraverso cui, partendo dalla disponibilità dei nutrienti e delle loro unità primarie (aminoacidi, acidi grassi e glucosio), si libera energia. Il totale dell'energia sprigionata e spesa per adempiere a tutte le funzioni cui abbiamo alluso nelle righe precedenti è chiamato dispendio energetico quotidiano, e può essere ripartito in tre porzioni: quella più ampia, pari a circa il 60-70%, devoluta al metabolismo basale; un 20-30% impiegato per l'attività fisica; e, infine, un 10% speso per la digestione dei macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi).
Possiamo quindi osservare che la sopravvivenza e l'esistenza stessa del nostro organismo dipendono dall'assunzione di un'adeguata quantità di energia, vale a dire di una misura sufficiente a soddisfare le esigenze metaboliche sopra descritte. Ma non solo. Dobbiamo aggiungere, infatti, che queste ultime, a loro volta, sono strettamente connesse al dispendio energetico quotidiano.
Insomma, quel che si profila davanti ai nostri occhi è un processo circolare, chiuso in se stesso, per effetto quale vale la regola che, approssimativamente, è consigliabile assumere tante calorie quante se ne consumano.
La velocità con cui ciò avviene dipende dal nostro dispendio energetico giornaliero e quindi, in sostanza dal metabolismo basale, dall'attività fisica e dalla termogenesi prodotta dagli alimenti.
Metabolismo lento: sintomi e cause
Chiarita la funzione e l'importanza del metabolismo, è giunto il momento di occuparci di un argomento sicuramente già noto ai più. A chi, infatti, non è mai capitato di sentire attribuire la causa del proprio aumento di peso, o viceversa della propria difficoltà a perderne, al "metabolismo lento"?
Diciamo subito che si tratta di un mito da sfatare. Il rallentamento del processo metabolico, infatti, non può essere la causa del sovrappeso - o della difficoltà a perdere peso - ma, tutt'al più, una delle sue conseguenze.
Le sue cause vanno ricercate, piuttosto, nel gruppo di fattori che determinano i processi alla base del dispendio energetico giornaliero, e in particolare di quelli che fanno parte del metabolismo basale.
Quest'ultimo è influenzato da:
• età,
• sesso,
• area di superficie corporea,
• composizione corporea (ossia il rapporto tra massa magra e massa grassa),
• ormoni tiroidei e corticosurrenalici,
• sonno,
• dieta ipocalorica e digiuno prolungato (che, a differenza degli ormoni, lo rallentano).
Nello specifico, le alterazioni ormonali, in base alla loro natura, possono velocizzare o rallentare il metabolismo: ad esempio, l'ipertiroidismo può raddoppiare il metabolismo basale, mentre l'ipotiroidismo, il suo contrario, lo può rallentarlo.
Digiuni prolungati, così come diete a basso contenuto calorico (e di conseguenza energetico), sono, come vedremo meglio, in grado di rallentarlo. In ogni caso, qualunque tipo di dieta deve essere intrapresa soltanto sotto prescrizione medica.
Metabolismo lento: la prevenzione
Prima di iniziare occorre fare una doverosa puntualizzazione: una diagnosi di "metabolismo lento", così come la prescrizione di terapie che prevedano il trattamento e la cura di vere e proprie malattie metaboliche attraverso farmaci, devono sempre essere subordinate a visite ed esami eseguiti da medici dei professionisti dei settori alimentare e nutrizionale.
Detto ciò, non mancano tuttavia buone pratiche e abitudini, che è opportuno conoscere e seguire per migliorare la qualità della propria vita.
Eccone alcuni.
- Evitare digiuni e diete drastiche.
Spesso si è indotti a credere che, per perdere peso o mantenere la forma fisica faticosamente conquistata, sia necessario ridurre drasticamente - se non, addirittura, annullare - l'apporto calorico giornaliero, nell'errata convinzione che tra quest'ultimo e il peso corporeo vi sia un rapporto di causa-effetto quasi meccanico. Certo, è pur vero che diete e abitudini alimentari che prevedono un ridotto apporto calorico consentono di perdere, almeno nei primi tempi, una discreta quantità di peso, ma, a lungo andare, rischiano di intaccare il metabolismo producendo danni anche seri. Infatti, accade che, l'organismo, per difendersi, diminuisce il dispendio energetico ma aumenta la sua capacità di assorbire i nutrienti presenti negli alimenti; quindi, il corpo, abituatosi a consumare meno energie, al primo eccesso alimentare, assorbe e immagazzina tutto quanto è possibile, rendendo più difficile lo smaltimento.
- Mangiare poco... ma spesso!
Quando, concluso un pasto, attendiamo pazienti quello successivo senza mangiare niente, il nostro corpo avverte lo stimolo della fame. Questo stimolo è in grado di agire sul metabolismo, provocandone un momentaneo rallentamento, per consentire all'organismo di fronteggiare la momentanea carenza di nutrienti da cui trarre energia. Il risultato è che si arriva ai pasti stanchi e affamati, e quindi più propensi a cedere ad abbuffate o ai cibi sconsigliati, mentre il nostro metabolismo - proprio come abbiamo visto prima - è pronto a immagazzinare tutto ciò che è possibile. Per ovviare al problema, in genere, i nutrizionisti consigliano di fare dei piccoli spuntini tra un pasto e l'altro (possibilmente, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio) preferendo verdure crude, frutta secca (ricca di acidi grassi essenziali, ottimi per abbassare il colesterolo ematico) e grana; ed evitando spunti notturni, magari consumati poco prima di coricarsi.
- Bere molta acqua.
La scienza ha ormai dimostrato che il consumo di adeguate quantità di acqua (almeno 2 litri al giorno) è in grado di apportare notevoli benefici. Secondo due studi realizzati da Boschmann (ricercatore presso la facoltà di medicina dell'Università berlinese di Humboldt) e colleghi su un campione di popolazione abbastanza ampio (tra gli altri, bambini affetti da obesità), il consumo di acqua metterebbe in moto i meccanismi metabolici della termogenesi e quindi porterebbe a una significativa riduzione del peso corporeo. Sebbene i risultati delle osservazioni e delle analisi del dottor Boschmann siano stati contrastati da uno studio pubblicato sulla rivista Nature, da altri contributi risulta che il consumo di acqua contribuirebbe ad aumentare la sensazione di sazietà e quindi a ridurre l'appetito.
- Consumare alghe ricche di iodio.
Ricche di vitamine, sali minerali, oligoelementi ed enzimi, le alghe commestibili sono fonte di importanti sostanze nutrizionali. Queste, infatti, possono contribuire al rafforzamento del sistema immunitario, al miglioramento del livello di energia, all'eliminazione dei liquidi in eccesso e all'accelerazione del metabolismo.
- Fare sport e attività fisica.
Sport e attività fisica, e più in generale il movimento sono fondamentali per il mantenimento e la crescita del tessuto muscolare, il principale responsabile del metabolismo basale. I muscoli bruciano calorie, e più sono sviluppati più ne bruciano, anche a riposo: il tessuto muscolare, infatti, ha una richiesta metabolica quasi dieci volte superiore a quella del tessuto adiposo (cioè quello costituito da grasso). Per questa ragione è consigliabile praticare almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana, ma, se non avete tempo e neppure gli strumenti necessari a praticare esercizi specifici, potete ricorrere a semplici trucchetti, come allungare il percorso per raggiungere il proprio luogo di lavoro e fare esercizi di contrazione della muscolatura di mani, gambe e addome (anche in questo caso, le attività devono essere compatibili con il proprio stato fisico).